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LE COSE/CD – Stradivarius – 2017 / ensemble l’instant donné 
Maestri ha una propensione alla speculazione filosofica e predilige suoni a sottrarre, in alcuni punti rarefatti fino all’estremo. Autoritratto II e Natura degli affetti sono per pianoforte, Le cose per violino solo, in Autoritratto I si aggiunge un trio d’archi e soltanto in Tre case si giunge a cinque strumenti. Un’economia di mezzi che non impedisce di sostanziare e mantenere in tensione costante i brani e chi ascolta.
Piercarlo Poggio, Blow Up


LE COSE/CD – Stradivarius – 2017 / ensemble l’instant donné
Il titolo scelto per la prima monografia discografica del compositore Eric Maestri(1980) dimostra tutto il suo interesse per la filosofia della comunicazione: il richiamo evocativo al termine “Le Cose” fa pensare ad Aristotele e alle sue considerazioni sulla struttura del linguaggio; con un ampio prolungamento temporale del pensiero con cui l’Occidente costruiva la sua identità (fino al Medioevo ed oltre), Aristotele ha insegnato come qualsiasi linguaggio abbia bisogno di riconoscersi in un significato univoco, dove le “cose” o gli oggetti, sono i veicoli della trasmissione dei messaggi e dei segni, potenti mezzi concettuali che prescindono dalla lingua usata. Nella musica questo significa che non è possibile scindere il legame di un suono dal suo significato: un suono acquista senso se è espressivo, ossia proietta una certa realtà.

La monografia presenta 6 composizioni più recenti che ben delineano la difficile ricerca del compositore, in un vespaio concettuale di irte difficoltà operative. E’ incentrata su una delle preferenze di Maestri (il solo piano e la musica da camera) e permette di inquadrare la psicosi stilistica dell’autore, ossia trovare le coordinate che ci consentono di entrare in sintonia con quella modalità espressiva suggerita prima e che già delineai, qualche tempo fa, nel mio articolo sulla giovane composizione italiana*. La dialettica utilizzata nella composizione è sempre sintomo di un efficace lavoro svolto sugli strumenti, che sfrutta la sonicità o le tecniche estensive per avvalorare le sincopi più profonde di un pensiero; quello che matura nella sindrome d’ascolto su Maestri è un particolare indirizzo, uno svolgimento impresso alla composizione, che fa propendere per una caratterizzazione singolare degli eventi compressi nella musica.
Maestri vive e lavora in Francia e quindi è quasi naturale che si affidi ad esecutori del posto: la collaborazione con L’Instant donné, un ensemble di Montreuil di prim’ordine, che accoglie al suo interno delle varianti strumentali specifiche (arpa e fagotto), è chiamato a svolgere il suo ruolo, e sebbene ne esca non sfruttato interamente nel cd di Maestri (che attribuisce un peso notevole all’attività della pianista Caroline Cren e della violinista Saori Furukawa), riesce ad essere depositario di un’esecuzione perfetta ed interiorizzata della scrittura di Maestri. Qui ci sono almeno due splendide composizioni: la prima è Natura degli affetti, per pianoforte solo, un gran pezzo che potrebbe pagare tributo al Morton Feldman delle gabbie temporali. In verità, il ricalco di alcuni effetti non autorizza assolutamente a pensare a similitudini: in questo caso, piuttosto, si potrebbe parlare di una sub-specie ascrivibile solo a Maestri: un grappolo di note eseguite come un leit motiv con una scia basata sul silenzio e l’immobilità risucchiata dalla risonanza dello strumento, più alcuni accordi laschi in cui si inciampa nel cammino, aprono le porte ad una sensibilità incredibilmente genuina e consentono di porre la dimensione affettiva (l’idea ispirante della composizione) a contatto con uno sterminato ed immenso spazio senza soluzioni finali, che è l’infinito delle nostre relazioni. Due livelli, dunque: affetti verso universo comunicativo, le nostre verità/posizioni contro l’infinito.
La seconda scintilla scatta in Le Cose, solo per violino di circa 19 minuti, che studia i timbri dello strumento a determinate condizioni estensive; come dice Maestri, tende a scavare nelle corde per scovare configurazioni di suoni adatte allo scopo, al punto che in alcuni momenti lo sfregamento sembri possa generare l’equivalente di un suono al flauto. E ci si crogiola in quella sensazione, costruendo emotivamente qualcosa che, anche in assenza di una specifica direzionalità ricavabile della titolazione, farebbe entrare le nostre percezioni d’ascolto in un’ambiente “povero”, “discreto”, in cui si tocca con mano la superficie del legno di una barca, individuandone le sue più o meno profonde venature, ed in cui gli improvvisi aumenti di spessore dei suoni creano un magnifico contrasto, un soliloquio che si segue attenti, attratti da questi suoni carichi di senso: una discussione piena di prospettive, che paiono lamentose e pertinenti ad una denuncia esistenziale. Un pezzo di livello altissimo, in cui si può ritrovare la migliore qualità dell’arte contemporanea.
La dimensione fisica dello spettro espressivo si moltiplica quando l’Ensemble dà un saggio di bravura eseguendo Tre Case, una composizione per clarinetto, string trio e piano, che pullula di spunti coordinati con una seconda parte volutamente più spenta ma aperta ad intrusioni veloci e non prevedibili. Rimane un pezzo molto efficace, che permette ancora di porsi molti interrogativi.
Di Maestri sarebbe consigliabile anche verificare le connessioni della sua musica da camera con l’elettronica, di cui manca naturalmente evidenza in questo cd, per ovvie ragioni. Forse in Le Cose, non sarebbe stato possibile inserire, a mò di completezza, composizioni validissime come Pieghe (per string quartet) o, per documentare la parte elettroacustica, Ritratto vivente (per violino ed eletronics), sebbene potesse essere necessario; tuttavia la monografia resta molto rappresentativa per coloro che vogliono farsi un’idea immediata dei caratteri somatici della musica del compositore.
Ettore Garzia, Percorsi musicali, 1/03/2017

 NATURA DEGLI AFFETTI/Emanuele Torquati/Festival AntiCOntemporaneo 2015
Natura degli affetti (1980) di Eric Maestri, che dà il titolo al progetto, sviluppa un’onda sonora, una frase riconoscibile e ripetuta che lentamente evapora. La scomposizione genera sprazzi dinamici, percussivi. Poi torna più misteriosa, illuminata qua e là da improvvisi punti di interpunzione in una forte componente gestuale.
Paolo Carradori, Alfabeta2, 14/07/15

VISIONI/Ensemble L’Imaginaire/57 Biennale di Venezia 2013
” Zum Motto der Biennale passte bestens ein Zwitterstuek wie “Visioni” von Eric Maestri und Daniele Ghisi […]. In einer Installation versammelt das Werk allerlei objets trouvés, physikalishe Apparate und Alltagsgegenstaende, uns bringt sir scheinbar durch wechselnde Beleuchtung zum Klingen. Die Gerausche aber kommen nicht von den Objeckten, sondern aus Lautsprechern, und was wir hoeren, widerspricht fast immer der visuellen Erwartung: Das Messgerat piets nicht, es bloekt – die Fahrradklingel klingelt nicht, sie fiept wie Frettchen. Was anfangs erheiterts, waechst sich aus zu einer ernsthaften Meditation ueber Sein und Shein. Denn Ghisi und Maestri mischen ihr irritierendes Hoer-Schauspiel mi Live-Klnagen. Seltsam verloren sitzt das Ensemble “L’Imaginaire” zwischen des Apparaturen: Der Mensch wirkt einsam, fremd, wie gefangen in einer Welt, in der nicht so ist, wie es klingt.”
Christian Wildhagen, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 17/10/2013

TRE CASE/Ensemble L’Instant Donné/57 Biennale di Venezia 2013
” In “Tre case”, invece, la brevità dei segni musicali ripetuti e sviluppati nel corso della composizione serve per creare l’immagine di tre case in cui l’occhio dell’uomo, a seconda della velocità di esecuzione dei frammenti sonori, focalizza l’immagine di una e poi dell’altra. In questo modo il tempo complessivo dell’esecuzione, scandito dal pianoforte, apparentemente dura 10 minuti, ma in realtà è percepito più dilatato in quanto il pubblico è catturato da ciò che riesce ad immaginare attraverso la musica.”
Davide Parpinel, il Titolo, periodico di Arte, Cultura e Spettacolo, 21/10/13

VISIONI/Ensemble L’Imaginaire/57 Biennale di Venezia 2013
“…Visioni, prima esecuzione assoluta, 50’, è un lavoro maturo ed eccezionale…”
Pr|Undercover, 11/10/2013


VISIONI/Ensemble L’Imaginaire/57 Biennale di Venezia 2013
Visioni con l’Ensemble L’Imaginaire e le musiche di Daniele Ghisi e Eric Maestri: qui un dispositivo elettroacustico agisce in “contrappunto” molto particolare con il suono e con come esso potrebbe essere stato pensato da un punto di vista visivo.
Giorgio Pestelli, Venezia Musica 53


VISIONI/Ensemble L’Imaginaire/57 Biennale di Venezia 2013
“…andere Formen der stimmlichen Tongebung, womit auch Szenisches angesprochen ist, und andere Weisen der Verteilung von Musik im Raum – das sind zentrale Themen in der Geschichte der modernen Musik. Von beidem sprach das szenische Projekt «Visioni» von Eric Maestri und Daniele Ghisi. Es versammelte auf einer Bühne im Arsenal eine Auswahl elektroakustischer Geräte aus dem Brockenhaus und versah sie mit Lichtblitzen, elektronischen Geräuschen und live gespielter Musik. Dass mit dem Ensemble L’Imaginaire Menschen beteiligt waren, nahm man nur am Rande wahr; die Einrichtung war technisch so raffiniert, dass der Bestand aus dem Brockenhaus förmlich ins Tanzen geriet – was gleichzeitig für wohltuende Entspannung wie für die Schärfung der Sinne sorgte.”
Peter Hagmann, Neue Zeurcher Zeitung, 10/10/2013


VISIONI/Ensemble L’Imaginaire/57 Biennale di Venezia 2013
“Già il titolo, per uno spettacolo musicale, pone la questione poli/multi/pluri-sensoriale/modale/disciplinare/mediale/ …
I musicisti sono in scena, come è ovvio in un concerto, ma la scena è parte dell’insieme, anzi ne è solista: un Concerto Grosso per oggetti visivi e sonori, luci, immagini e Gruppo Strumentale Sonoro. La regia è parte della partitura, forse diventa di fatto essa stessa partitura (score) o direttore d’ensemble. Le premesse sono intriganti: “Visioni è un brano sonoro e visivo che, attraverso l’elettronica con le sue macchine immaginarie, mette in moto il mistero dell’ascolto, il gioco della rappresentazione del suono che da invisibile si fa visibile”. Il risultato è interessante e l’attenzione dello spettatore è guidata all’ascolto dalle percezioni visive e viceversa e in parte svela l’invisibile che è sotto i nostri occhi in ogni concerto evidenziandolo intenzionalmente. Personalmente avrei apprezzato una scena più vuota e meno geometrica nella disposizione degli oggetti e nel movimento delle proiezioni e con una teatralità meno tecnologica; ma mi pare una bella strada da seguire tra le proposte della nuova scena ibrida che sta delineando confini diversi tra le arti performative e non.
Giuseppe Gavazza, TerPress, Urbana Comunicazione, 25/10/2013


TRE CASE/Ensemble L’Instant Donné/Radio France
“…cette page de musique de chambre qui joue à la fois sur le proche et le lointaine, sur les résonances et les incises est dédié à Gilberto Bosco. Le caractère de cette musique aurait pu être un hommage à Anton Webern. Il y a dans la musique de Tre case un raffinement de timbre et une économie de moyens  qui peuvent rappeler la musique de Webern”.
Anne Montaron, Alla Breve, France Musique, 15/09/2013


NATURA DEGLI AFFETTI/Emanuele Torquati/Italian Academy, New York
“Mr. Maestri’s “Natura Degli Affetti,” in which a run that slowly cascades down the keyboard keeps repeating, obsessively, but with slight alterations, until the music takes another turn. In this context, you heard the searching side of Scarlatti and timeless resonances in the Maestri.”
Anthony Tommasini, NY Times 3/5/2013


Portrait de Christine Zimmer
Il griffonnait des notes sur des portées dès l’âge de 14-15 ans. « C’était instinctif », se souvient Eric Maestri, compositeur strasbourgeois de 33 ans. Vingt-cinq oeuvres sont déjà nées sous sa plume, toutes publiées chez l’éditeur italien Suvini Zerboni. Et d’autres mûrissent dans un pli de son âme musicale. Due parole, écrit en 2012 pour quatuor vocal et quatuor à cordes, a été donné à la Fondation Royaumont. Due espressioni, composé en 2009, allie flûtes, percussions et saxophones.

Eric Maestri a derrière lui dix années de formation en musique classique, piano et composition bouclées aux conservatoires de Turin et de Brescia. Son diplôme en poche en 2006, il voyage en Allemagne. Une année plus tard, il fréquente au conservatoire de Strasbourg la classe d’Ivan Fedele pour se perfectionner et finit par s’installer en Alsace, après avoir étudié et oeuvré à l’Ircam (Institut de recherche et coordination acoustique/ musique) à Paris de 2009 à 2011. Aujourd’hui, il travaillerégulièrement en France, en Italie et en Allemagne. Son souhait d’artiste : mobiliser un potentiel imaginatif qui puisse parler à ceux qui ne font pas partie du milieu de la musique contemporaine. Sa musique, il faut bien lui donner un nom, est certes contemporaine, mais il aimerait en gommer l’aspect élitiste, tisser des liens avec la musique populaire. Son rêve : que les gens puissent aller au concert comme au cinéma où, dans une même salle, sont projetés des films d’auteurs et d’autres plus grand public. « La musique contemporaine surcharge », explique-t-il. « La complexité sur la page ne m’intéresse pas. C’est la complexité de l’écoute qui m’intéresse. » Il a un faible pour les voix. Des voix claires. Les motets de Palestrina (1525 – 1594) sont pour lui source d’inspiration. Il dit composer note après note, par couche. « La complexité se noue dans le temps », confie celui qui apprécie la méthode de Gustave Flaubert ; l’écrivain relisait à haute voix son texte pour se corriger. « Je trace une portée, place une note, me demande comment cela sonne. […] Je jette, je refais, et au fur et à mesure le morceau prend sens ». […] «La composition, selon lui, surgit de l’extérieur. […] Parfois vient l’envie d’écouter ce que l’on écrit, plutôt que d’écrire ce que l’on a en tête, une tête qui paraît parfois bien vide. » Parallèlement, il enseigne l’écriture musicale à l’Université de Strasbourg où il planche sur un doctorat et intervient comme professeur de piano dans des écoles de musique. Il travaille sur un madrigal qu’il créera en mai, prépare une pièce pour choeur et instruments qui donnera de la voix en 2014. En juin, un morceau pour ensemble sera enregistré à Radio France. L’Imaginaire, le collectif musical dont il fait partie, se produira cette année à la Biennale de Venise.
Christine Zimmer, DNA Strasbourg, 6/03/2013


CELESTOGRAFIA MUSICA MUSICANS/Elisabeth Calleo+Ensemble musikFabrik/Festival Agora 2011
” Celestografia a également la tête tournée vers les hauteurs, mais elle est bien moins austère. Cette pièce a été écrite par Eric Maestri au cours de son cursus de composition et d’informatique musicale. Il définit ainsi son travail : « La « célestographie » est une technique photographique qui consiste à retravailler, à la peinture, des plaques métalliques iodées, préalablement exposées à la lumière du ciel étoilé (sans utilisation de lentille ou d’objectif). Mise au point par August Strindberg – si on le connaît surtout comme dramaturge, Strindberg était aussi photographe et peintre –, cette technique annonce d’une certaine manière l’expressionnisme abstrait américain, à la différence que ce sont là des interprétations psychologiques des couleurs et des formes, comme un proto-expressionnisme. »

Pour incarner musicalement ce principe, le compositeur a placé au cœur d’un orchestre de chambre (voix, violon, piano) deux synthétiseurs joués par un même instrumentiste ainsi qu’un dispositif électronique, le tout lui permettant de jouer sur des superpositions de timbres inattendues. Un peu comme une version délibérément primitive du travail d’élaboration d’une composition acousmatique. L’électronique vient étendre les possibilités à la disposition des musiciens, en nombre restreint sur scène. Un des deux synthétiseurs fonctionne à partir d’échantillons de voix de la chanteuse et dialogue avec sa partition comme un chœur dialoguerait avec une soliste, tandis que le second est purement électronique. Cet ensemble à géométrie variable permet aussi bien d’exploiter la nudité du musicien chambriste que l’épauler par des sons étrangers à son instrument. De ce dispositif sophistiqué et intelligent, Eric Maestri tire des couleurs étonnantes, passant sans crier garde d’ambiances orchestrales à des mouvements plus intimistes, et navigant dans des eaux incertaines entre musique purement instrumentale et souvenirs de cantates.”
Mathias Kusnierz, Citizen Jazz, 25/10/2011


CELESTOGRAFIA/Valentina Coladonato+Quartetto Prometeo/Fondazione Spinola Banna per l’arte
“Un gioco di elusione della più esplicita affermatività della parola che tocca la composizione di Maestri, dove una frase dal “Sogno” di Strindberg diventa materia prima di un sofisticato procedimento di trasformazione fonetica  che penetra lo stesso tessuto degli archi, a ricreare un’immagine riverberata, come quella di un antico procedimento fotografico, la Celestografia, titolo appunto del suggestivo lavoro”
Gian Paolo Minardi, Gazzetta di Parma, 17/05/2011


DUE ESPRESSIONI/Ensemble L’Imaginaire+Nota Bene/Rue du Miroir
“La pièce Due espressioni d’Eric Maestri, réunissait l’ensemble des musiciens autour d’un travail de recherche sur la naissance du son  et le temps. De  longues tenues aux couleurs changeantes se projettent comme des faisceaux lumineux entourés d’un halo de silence, seulement perforé par les bruits mats des percussions. L’oeuvre, d’une certaine force hypnotique, y fut vivement appréciée  par le jeune public de la soirée, particulièrement attentif.”
Christian Wolff, DNA, 2/03/2010


TRACCE DELLA LUNA/Ensemble Insomnio/Gaudeamus music week
“…de ietwat foezelige toontaal van de Italiaan Eric Maestri waren uiteindelijk sympathieker.”
Frits van des Waa, De Volkskrant, Amsterdam, 3/09/2008

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