L’istante compositivo

L’istante compositivo

Il mio primo brano si intitola « La musica che non ho in mente ». Si tratta di una sorta di teatro musicale, o teatro della scrittura, nel quale scrivere, pensare, ascoltare e contare appaiono come accumunati. Posso scrivere e poi ascoltare. Porre, e poi comporre. Questo pensiero è ancora al centro della mia pratica compositiva. Comporre e pensare sono per me attività simili, che coincidono in molti sensi.

Si tratta allora di fare emergere il momento in cui lo scritto diventa suono, o, più chiaramente, il momento in cui il pensiero diventa un atto e una realtà. La mia maniera di comporre si orienta verso quel momento, l’istante compositivo, dove il tempo del pezzo e quello dell’esperienza vissuta si toccano. Questo istante è quello della scelta, dopo la quale la musica esiste, e agisce allora sull’immaginazione. In quell’istante l’immaginato è reale, e provoca degli effetti. Questo tipo di attività si fonda su una rappresentazione sospesa di uno stadio del divenire temporale. Tramite questa dialettica nascono i miei pezzi. Sono il frutto di un lavoro indefinito, continuo, sul disordine che per magia e semplice forza si fa ordine. Scrivere è per me pensare a scrivere. All’interno di questa decostruzione, compongo. Faccio in modo che il tempo depositi le sue tracce nel pezzo che si fa nella memoria e nello spazio della partitura.

Aprile 2014…

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