I mille fuochi dell’universo, for ensemble and electronics (2017) – 38′ – [op.29]

/nu/thing

I MILLE FUOCHI DELL’UNIVERSO

première in Milano Musica (28 – 29 october 2017, Hangar Bicocca)
MDI ensemble
Commision: Festival Milano Musica, Siemens Foundation

« Che cos’è l’uomo nella natura? Un nulla in confronto all’infinito, un tutto in confronto al nulla, un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto. »
(Blaise Pascal, Pensieri, 72)

 

Concept

I mille fuochi dell’universo sono brandelli di tempo che ci passano accanto, sopra, attraverso, come un sogno, in un solo gesto; un segmento di spazio-tempo che non ritorna, che si intreccia con le esistenze degli ascoltatori; un flusso che ne compenetra mille altri. La chiave è una sola, semplicissima: rallentare. Progressivamente dai minuscoli brandelli iniziali emergono mondi popolati; allentandosi, il tessuto temporale ci permette di accarezzarli, di sentirli e di coglierne i dettagli.

I mille fuochi dell’universo parla di un viaggio in cui i viaggiatori sono immobili, assediati da due filari di altoparlanti, immersi in un tunnel di suoni elettronici che sfrecciano sempre nella stessa direzione, una cavità scura e profonda, uno spazio enorme occupato dalla scena e dalla sala. In fondo al tunnel, l’ensemble: lontano.

Proposito estetico

La storia della musica certamente non è nuova a lavori co-firmati, ma nella maggior parte dei casi si tratta di opere in cui ciascuno dei firmatari assume un ruolo specifico (nella scrittura del brano o nella sua “catena produttiva”), o si incarica della scrittura di una determinata sezione. Quello che proponiamo è radicalmente diverso: un processo in cui la firma è unicamente collettiva, così come lo sono le modalità di lavoro.

Questa scelta comporta una serie di conseguenze. In primo luogo la rinuncia: superare la scelta individuale a profitto di una scelta collettiva; in secondo luogo la definizione di uno scopo condiviso: fare proprio, individualmente, un fine di gruppo; in terzo luogo l’accettazione della messa a nudo delle proprie criticità e debolezze, di azione o di pensiero. La nostra scommessa è che questa direzione prepari il terreno all’emergere di una personalità collettiva.

L’utilizzo della tecnologia e degli strumenti di condivisione del lavoro è fondamentale; si tratta da un lato di una condivisione di spazi fisici (scrivere insieme come declinazione del vivere insieme), dall’altro di una condivisione di dati (partiture, file audio, documenti di testo, ecc.), di tempi e di spazi compositivi. I due metodi di lavoro – quello in compresenza fisica e quello a distanza – sono dunque l’ossatura del nostro fare collettivo. Questa prospettiva è riconducibile, in parte, alla relayed creativity di cui parla Georgina Born, un’idea che le permette di spiegare alcuni fenomeni di creatività musicale urbanizzata. Per Born le opere d’arte sono “oggetti distribuiti”, una sorta di “popolazione che reifica i processi cognitivi collettivi”; allo stesso modo, per noi, si tratta di entrare in contatto diretto con questa reificazione, che in fondo ha determinato /nu/thing fin dall’inizio.

A questi processi cognitivi, che toccano essenzialmente la sfera privata del nostro far musica, vogliamo affiancare la nostra presenza pubblica e collettiva come modalità possibile di contatto con l’oggi. Anche se I mille fuochi dell’universo è probabilmente un unicum per il nostro mondo musicale, la pratica collettiva non è oggi una novità: buona parte della produzione culturale odierna è fatta “a più mani”, dal cinema alla musica di massa. Operativamente, il nostro riferimento va a modelli consolidati nell’ambito di altre discipline (pensiamo per esempio al collettivo Wu Ming), alle dinamiche presenti in generi musicali altri (pensiamo ai gruppi pop e rock), alla collegialità del fare musicale agli albori della notazione (pensiamo alle scuole tardo-medievali o all’Ars Nova). Come compositori cerchiamo di assumere questo cambiamento e portare questa “nuova” pratica (e il portato critico del comporre) a dialogare con la storia della figura dello “scrittore di musica”. In questo senso, ci legano alle riflessioni di Luigi Nono l’influenza del lavoro collettivo, l’importanza dell’esperienza umana e sonora, la valorizzazione degli stimoli provenienti dal contesto sociale, culturale e tecnologico. Ma soprattutto il fatto che I mille fuochi dell’universo è per noi anche un atto musicale e politico in controtendenza, in cui come compositori rinunciamo a essere individui, per scomparire come autori fra nulla e tutto.

Relayed creativity

L’aspetto tecnologico non è in alcun modo un fine del nostro lavoro; al contrario, la disseminazione e l’organizzazione di idee, in termini collettivi, è uno stimolo irrinunciabile. Sin dal primo momento abbiamo cercato il modo di avere un’unica collezione di documenti di lavoro (partiture, scritti, file audio, sessioni…), su cui più mani avessero la possibilità di scrivere e sovrascrivere spontaneamente. In questo, la tecnologia è indispensabile: organizzare e condividere dati diventa lo strumento tecnico cardine per I mille fuochi dell’universo e un mezzo volto a fare emergere una sorta di intelligenza collettiva musicale che possa gestire la complessità dei processi creativi a alto e basso livello.

Concretamente: tutti i file e le partiture sono in condivisione remota. Abbiamo studiato una maniera per comporre in parallelo, nei periodi tra le sessioni di lavoro collegiale, annotando e personalizzando i processi di scrittura. Questo tipo di processo creativo – il primo di questo tipo, a nostra memoria – costituisce anche una documentazione fondamentale di una maniera nuova, inattesa e contemporanea di pensare il processo compositivo oggi.

/nu/thing – www.nuthing.eu

/nu/thing è un gruppo di cinque giovani compositori italiani, riuniti intorno al blog www.nuthing.eu, che nasce come tentativo di rivendicazione di un ruolo sociale del fare musica oggi, da un lato in continuità con la tradizione musicale italiana ed europea degli ultimi decenni, dall’altro in contrasto con la farragine delle dinamiche che tale tradizione porta spesso con sé. L’utopia è di rompere il circolo vizioso tra produzione, fruizione e discussione, riportando in vita una comunità di ascolto e una comunità di pensiero.